Era il 16 dicembre 2022 il giorno in cui FILCTEM–CGIL e UILTEC–UIL si mobilitarono, da sole, con uno sciopero nazionale contro la manovra finanziaria voluta dal Governo Meloni che, all’articolo 6, spostava il finanziamento per lo smantellamento delle centrali e degli impianti nucleari italiani nella fiscalità generale mettendo a rischio la loro messa in sicurezza, a fronte di una presunta riduzione degli “oneri impropri” dalle bollette elettriche.

E’ bastato poco più di un anno ed il Governo ha già deciso di apportare i primi tagli dando pieno fondamento ai nostri timori, infatti: secondo la manovra finanziaria 2022 (per l’anno 2023), i costi riconosciuti per lo smantellamento delle attività nucleari residue, per le attività relative il Deposito Nazionale e Parco Tecnologico e le misure di compensazione territoriale ammontavano a 400 milioni di euro annui; con l’ultima legge finanziaria, però, il Governo ha deciso di tagliare 105 milioni di euro a questo finanziamento per coprire gli effetti relativi alla revisione dell’IRPEF e le detrazioni fiscali alle Regioni a statuo speciale ed alle province autonome.

Come se non bastasse poi, con il decreto milleproroghe ora in discussione alla Camera dei Deputati si è proposto - con un emendamento - un’ulteriore riduzione di 45 milioni di euro da devolvere alle Regioni a statuto ordinario.

Siamo solo a febbraio ed il Governo ha già tagliato quasi il 50% del finanziamento disponibile per le attività di smantellamento. Questa decisione, a nostro parere particolarmente grave, rischia di compromettere l’efficacia e la sicurezza delle attività di Sogin.

Il 6 marzo 2023 un presidio della FILCTEM-CGIL che vedeva la delegazione piemontese in prima linea chiedeva chiarezza sul futuro Aziendale davanti al MEF.

È ormai più di un anno quindi che lamentiamo una cronica carenza di personale sui siti piemontesi, solo parzialmente sanata dalle ultime assunzioni che abbiamo ottenuto a seguito della nostra vertenza; ora la notizia del taglio dei finanziamenti rischia di ridurre, se non azzerare, non solo l’integrazione di nuove risorse umane, ma soprattutto le risorse economiche necessarie per terminare lo smantellamento degli impianti e concludere la stagione nucleare italiana.

 “Dulcis in fundo”il timore è che una contrazione dei finanziamenti abbia riflessi diretti o indiretti anche sul mantenimento in sicurezza degli impianti e dei lavoratori.

Il nostro appello al Governo ed a tutti gli organi competenti è quello di rivedere questa linea di riduzione dei fondi al Decomissioning chiedendo rispetto e sensibilità nei confronti dei lavoratori di Sogin ed alle comunità limitrofe ai Siti nucleari che richiedono, da anni, una celere conclusione in sicurezza delle attività.