Cgil e Uil scenderanno in piazza per chiedere al Governo di aumentare salari e pensioni, finanziare sanità, istruzione e servizi pubblici, investire nelle politiche industriali e contrastare la precarietà. Con la Legge di Bilancio, il Governo causerà sette ulteriori anni di austerità e la perdita del potere d’acquisto di salari e pensioni, la crescita della precarietà e del lavoro nero, il taglio ai servizi pubblici. Le politiche fiscali impostate dall’esecutivo riducono la progressività e favoriscono l’evasione. C’è stato un peggioramento della Legge Monti Fornero e, sul piano della libertà di dissenso, il DDL sicurezza impone una riduzione degli spazi democratici.
In Piemonte Cgil e Uil hanno svolto nelle ultime settimane quasi 2 mila assemblee dei lavoratori. Alla manifestazione di venerdì parteciperanno delegazioni da tutta la regione, con 56 pullman che raggiungeranno il capoluogo.
Dichiara Giorgio Airaudo, segretario generale Cgil Piemonte: “Scenderemo in piazza perché con stipendi da 900 euro al mese e lavoro intermittente non si regge il sistema pensionistico. Nel piano strutturale si apre la finestra di 70 anni per le pensioni, in questo l’incentivo ai dipendenti pubblici per restare al lavoro fino a 67 anni è un segnale preoccupante. L’attuale situazione sul precariato ci testimonia che non si può vivere soltanto di set cinematografici e di eventi che creano lavoro a tempo, part time o a chiamata. I somministrati fanno fatica a mobilitarsi e fuoriescono dalle statistiche. Ci aspettiamo una risposta importante di mobilitazione in piazza da parte di tutti i territori. Le assemblee che si sono tenute finora ci danno un segnale importante da diversi settori lavorativi”.
Dichiara Gianni Cortese, segretario generale Uil Piemonte: “Lo sciopero del 29 novembre ha l’obiettivo di cambiare la manovra di bilancio che assolutamente non ci soddisfa. Servono risposte in ordine all’aumento dei salari con un’inflazione che in due anni e mezzo ha raggiunto quasi il 17 per cento. Serve un intervento sulle pensioni e non i miseri tre euro che rappresentano un oltraggio alla categoria, c’è da finanziare la sanità con percentuali superiori al 6,2% del Pil, ben lontane dal 10% investito in media dai principali Paesi europei. C’è bisogno di potenziare l’istruzione, mentre nella legge di bilancio si tagliano 7 mila posti tra insegnanti e personale Ata, manca completamente una strategia sulle politiche industriali in una situazione di pesanti transizioni che mettono a rischio decine di migliaia di posti di lavoro”.